Vivienne Westwood tra moda e attivismo
- Giulia Alice
- 18 feb 2022
- Tempo di lettura: 4 min

“I’m not interested in tailoring, but in the pull and push of the garment against the body” — Vivienne Westwood.
Icona punk, Vivienne Westwood non è soltanto una designer che ha riscritto le regole della sartoria ma ha anche usato la moda come un espediente per sollecitare all'impegno sociopolitico e ambientalista.
La nascita del punk
All'età di 17 anni, ha iniziato a studiare argenteria di moda alla Harrow School of Art ma poco dopo lascia tutto, diventando insegnante elementare, ma contemporaneamente crea gioielli che vende sulle bancarelle di Portobello Road.
La svolta avviene all'inizio degli anni '70, quando Vivienne Westwood, insieme all'allora fidanzato Malcom McLaren, manager dei Sex Pistols, apre la sua prima boutique al numero 430 di Kings Road a Londra, con il nome Let it Rock: giacche di pelle, catene e t-shirts con slogan provocatori (come God Save the Queen! e FUCK!), un vero e proprio punto di riferimento per i giovani punk.
Negli anni, il negozio acquisterà un nome diverso in base allo stile adottato dalla Westwood: nel 1972 diventò Too fast to live, too young to die, nel 1974 SEX, nel 1976 Seditionaries ed infine World’s End, conosciuto per la celebre insegna con l’orologio che gira al contrario.
E' in questi anni che Vivienne Westwood inizia a creare le sue prime collezioni di moda, definendo poco a poco la sua estetica punk, che nasce proprio come risposta della nuova generazione del dopoguerra alla necessità di allontanarsi passato, con l'emancipazione femminile, nuovi valori, musica e sottoculture.
Le collezioni più iconiche
Fin dall'inizio, Vivienne Westwood ha mostrato anticonformismo rispetto alla moda tradizionale, imitando il dress code dei suoi idoli maschili David Bowie e The Sex Pistols.
Asimmetria e drappeggio, maniche di diverse dimensioni e lunghezze, bottoni applicati in diagonale o sui lati, reggiseni indossati sopra i vestiti, décolleté con tacco altissimo e stivali con fibbie, mini crinoline e tessuti inglesi sono elementi ricorrenti nelle sue creazioni.
La prima sfilata a Londra fu nel 1981, con la collezione Pirate, non più stile punk ma new romantics, con capi unisex e colorati che ricordano banditi, dandy e bucanieri.
L'anno successivo, presenta Buffalo Girls (Nostalgia of Mud), ispirata alle donne peruviane che indossano bombette e gonne a ruota, cappelli napoleonici, stivali alti e maxi camicioni.
Tocco inconfondibile della Westwood, il reggiseno indossato come capospalla.
Per la collezione autunno/inverno dell'1983, Witches, Westwood collabora con l'artista americano Keith Haring, unendo hip hop, dettagli sportivi e ispirazioni asiatiche.
Finisce anche la collaborazione creativa tra la Westwood e Malcolm McLaren.
Nel 1985, Mini Crini rivoluzionò la silhouette femminile: gonne in crinolina cortissime ispirate ai maxi abiti settecenteschi, abbinate a una giacca su misura e scarpe con plateau.
Tra il 1988 e il 1992, il periodo dei Pagan Years, Vivienne Westwood perfezionò la sua tecnica, prendendo spunto dalla tradizione inglese e dalla storia del costume attraverso le diverse epoche.
Una delle sue collezioni più importanti è Harris Tweed del 1987, ispirata alla Famiglia Reale inglese, in cui ha trasformato i rigidi corsetti del 18° secolo in eleganti capispalla.
Con la collezione Portrait del 1990, Vivienne Wetswood prende ispirazione dall'arte francese e dai disegni rococò del 18esimo secolo per creare uno dei suoi iconici corsetti: un dipinto di François Boucher, Daphnis e Chloe (Shepherd Watching a Sleeping Shepherdess).
Recentemente sono stati riscoperti ed indossati anche da celebrity come Bella Hadid e FKA Twigs.
Negli anni dal 1993 al 1999, Vivienne Westwood ha messo in scena una nuova estetica, unendo l’elegante sartorialità inglese con le proporzioni esagerate dei francesi.
Il miglior esempio è Anglomania, la collezione autunno inverno del 1993, creata insieme ad Andreas Kronthaler, che mescola tartan, pellicce, kilt, pomposità tipiche di Versailles e tacchi altissimi.
Un'altra sfilata iconica è Café Society del 1994: visi incipriati, labbra colorate di rosa, silhouette a clessidra, mini bikini, abiti da sera, camicie col fiocco, gonne ampissime.
Indimenticabile Kate Moss col seno nudo, una minigonna cortissima e un Magnum in mano.
On Liberty, per l'inverno 1994, trae inspirazione dall’abbigliamento equestre e humor britannico, mostrando tanto tessuto tartan, figure a clessidra con busto imbottito grazie a una gabbia di metallo leggera e scarpe platform altissime.
Gli anni dell'attivismo
Negli anni 2000, Vivienne Westwood trasforma le passerelle londinesi, e non solo, in campagne politiche per sensibilizzare le persone sui diritti civili e sulla salvaguardia del pianeta.
Buy Less, Choose Well, Make it Last. Compra meno, scegli bene, fa’ che duri a lungo.
Questo è il motto adottato e i suoi abiti comunicano attraverso messaggi forti su temi come l’indipendenza della Scozia, la contrarietà alla Brexit, gli abiti gender neutral, la libertà sessuale, la propaganda vegetariana e il cambiamento climatico.
Propaganda, è una delle collezioni che la stilista considera tra le più politiche, con lo slogan Io non sono un terrorista: corpetti e gonne decostruiti, cappotti d’ispirazione militare.
La collezione Unisex: Time to Act, punta sull’inclusione, sottolineando l'intercambiabilità tra maschile e femminile: completi sartoriali, tagli sbiechi, linee asimmetriche, colori accesi, gonne con frange e abiti tunica.
Nel 2015 ha guidato un carro armato bianco verso l’abitazione dell’allora Primo Ministro britannico David Cameron in segno di protesta contro il fracking, pratica inquinante attraverso cui si estrae gas naturale che implica l’iniezione nel suolo di sostanze chimiche .
Pochi giorni dopo, Vivienne Westwood e le modelle hanno manifestato contro il fracking indossando corone di carta e con i volti sporchi d’olio, reggendo striscioni a fine sfilata.
Dal 2005 Vivienne è entrata a far parte di Liberty, National Council for Civil Liberties, per la difesa dei diritti umani nel Regno Unito.
Ha collaborato con la rivista Marie Claire per disegnare t-shirt in cotone biologico con il brand ecologico People Tree, i ricavati andranno alle tribù indigene della foresta pluviale in Bangladesh, colpite dalla deforestazione.
Alla cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi di Londra del 2012, ha mostrato il suo progetto ambientalista srotolando uno striscione contenente il nome dell’iniziativa, Climate Revolution.
Ha donato un milione di sterline all’associazione Cool Earth, che si occupa della salvaguardia della foresta pluviale, inoltre, collabora con l’associazione animalista PETA, con Reprieve, Amnesty International, ed è stata al fianco di Greenpeace nella campagna Save the Arctic.
Indimenticabile la sua uscita in copertina sulla rivista Tatler nelle vesti di La Lady di Ferro durante i durissimi anni del governo Thatcher.
Come dimenticare, infine, il pomposo vestito da sposa di Carrie Bradshaw in Sex & The City che l’attrice Sarah Jessica Parker ha indossato nel film del 2008 e l'accoppiata camicietta bianca e minigonna verde.
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