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L'ugly chic di Miuccia Prada

  • Immagine del redattore: Giulia Alice
    Giulia Alice
  • 5 nov 2021
  • Tempo di lettura: 2 min






Miuccia Prada è considerata una delle stiliste più influenti ed innovatrici della moda contemporanea, che con la sua visione atipica ha messo in discussione il significato di avanguardia.


Laureata in scienze politiche, in gioventù ha preso parte al partito comunista italiano e alle manifestazioni per i diritti delle donne negli anni 60, incarnando a pieno titolo il ruolo di ribelle.









Il marchio nacque a Milano nel 1913 dai fratelli Mario e Martino Prada, che avviarono un'attività familiare di pelletteria creando borse e bauli di alta qualità, diventando anche fornitori ufficiali della casa reale dei Savoia.


Miuccia divenne proprietaria dell'azienda nel 1978, succedendo a sua madre, e per risollevare il brand iniziò una collaborazione con l'imprenditore di pelletteria Patrizio Bertelli, che poi sarebbe diventato suo marito.


Il punto di forza della modernizzazione di Prada avvenne nel 1985, con l'utilizzo di un tessuto considerato poco lussuoso per creare borse firmate: il nylon industriale, già usato dal nonno di Miuccia per ricoprire i bauli e acquistato dalle fabbriche che producono i paracaduti militari.


Un materiale impiegato più per la sua funzionalità che per essere alla moda, ma che si è rivelato in ogni caso una scelta vincente, diventando simbolo di modernità.


Le borse “Vela” sono nate, infatti, dal disprezzo di Prada per gli altri brand di lusso, che considerava troppo formali e tradizionali.


La prima collezione del 1988 si ispira alla sartoria maschile e alle uniformi di lavoro, con silhouette oversize e squadrate, colori come marrone, rosa e rosso, il tutto verte a rappresentare il background di Miuccia nella politica e il suo desiderio per il sovversivo.


Negli anni 90, il suo stile viene definito dai critici di moda ugly chic, un cocktail di femminilità, di vecchio e classico arricchito da un tocco moderno, di colori, stampe e materiali inusuali, in pieno contrasto con i look che dominavano le passerelle dell'epoca.


Gonne rigide da bibliotecaria e camicie a righe, colori come senape e lilla, materiali che ricordavano la carta da parati, ciabatte e sandali con tacco basso, erano il focus della collezione estiva Banale Eccentricità del 1996.


Era il periodo delle supermodelle e Prada sfidava gli standard stabiliti dagli altri brand di lusso facendo indossare alle famosissime Kate Moss e Amber Valetta capi che erano apparentemente brutti, ma che invece rappresentavano un modo di pensare più vicino alla vita delle donne di tutti i giorni.


Con le sue collezioni anti-lusso, mescolando colori, stampe, tessuti e forme, Miuccia ha introdotto una nuova estetica e plasmato la moda contemporanea con la sua ossessione per le uniformi e l'abbigliamento da scolaretta.


Miuccia Prada ha quindi creato un cambiamento sartoriale portando le persone ad allontanarsi dal bello, prendendo un capo classico e reinventandolo in modo più moderno e funzionale, facendo uso anche dell'ironia.


“Il brutto è attraente, il brutto è eccitante. Forse perché è più recente. Ha molto più potenziale della sua controparte di bellezza, non solo perchè è una rappresentazione accurata dell'umanità stessa, ma anche un concetto già affrontato nell'arte e nel cinema, ma non nella moda. Ciò che viene definito brutto o indesiderabile si riferisce semplicemente a qualcosa a cui non siamo ancora abituati, non comune.”











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